sabato 14 dicembre 2013

MA anche no: Silvia Toffanin e Fashion style

Allora spiegatemelo voi. 
Spiegatelo voi a questa mia zucca vuota COSA CI FA la Toffanin in un programma di moda anzi di creatività/ingegno/sartoria. 
Per chi non lo sapesse, la signorina conduce su La5 insieme alla Marcuzzi e a Cesare Cunaccia Fashion style, programma dove cercano e scoprono nuovi talenti della moda attraverso sfide in cui i concorrenti devono creare dei capi e un total look... Ma aspetta una momento, ma è la copia poraccia di Project Runway? No è la copia smarza, le squadre includono anche un parrucchiere e un makeup artist truccatore che nel migliore dei casi ti fa un trucco "zia Rina al matrimonio della Marisa nell'89". 
Vabbeh è pur sempre La5, non è che possiamo pretendere. Ma andiamo avanti. 
Insomma a questi poveri cristi dei competitors è richiesta una buona dosa di creatività oltre che di manualità, devono avere delle nozioni di sartoria, OVVIAMENTE. 
Ma passiamo in rassegna i vari giudici: abbiamo Cesare Cunaccia, giornalista di costume che almeno quando giudica guarda, fa riferimenti ad altri stilisti e sembra saperne a pacchi un po' "La giacca che porti è una tua creazione? Ma quella è seta, ha un bellissimo taglio" insomma è COMPETENTE, cazzarola. 
Ci sta anche la cara Ale Marcuzzi, che insomma non è proprio di primo pelo lo sappiamo tutte/i ma ha un blog di moda da qualche anno e va forte (a mio modesto parere alcuni outfit sono discutibili, però ci mette del suo e non fa il manichino come la Ferragni come tante altre, mescolando capi cheap a pezzi di stilisti vari, riciclando e riutilizzando i capi senza fare la snob) è una di noi, almeno sa condurre e trattare con i concorrenti, oltre che vestirsi adeguatamente per un programma che alla fine non sarà nulla di più di quello di un Enzo Miccio e di una Carla Gozzi messi là a silurare delle povere criste. 
E ora veniamo al terzo giudice. 
La Silvia. 
La Silvia Toffanin in Berlusconi. 
Cosa ci fai lì, Silvia? 
Perché? 
È il regalo di anniversario del Piersilvio, questa conduzione? 
D'altronde, aveva già provveduto a donarti nuovi zigomi, dentoni da cavalla, e come il terzo Re magio dopo oro e incenso, ecco che arriva la mirra: un programma quasi tutto tuo. 
Brava Silvia.  
Però.
Ci sono dei PERÒ, che ti credevi? 
Da cosa comincio. 
Comincio dal fatto che la tua esperienza in fatto di moda si limiti a quelle quattro sfilate in croce che ti sarai vista solo perché sei la moglie DI. 
Sul tuo gusto alquanto opinabile NON commento, però già il fatto che per le puntate sulle selezioni dei concorrenti tu ti sia presentata in abito lungo da sera scuro con le paillettes... Dai Silvia, hai fatto na cazzata, su. 
L'abito lungo per una puntata in cui devi stare seduta tutto il tempo a fare selezioni dentro un capannone? Non è la gran soiree come direbbe quella checca di Enzo. 
Non siamo alla sagra del Prosecco di Valdobbiadene, a cui tu ti saresti presentata con un abito a meringa, per inciso. 

Non siamo ai Telegatti. 
Non siamo ai MET. 
Gli Oscar non li cito nemmeno, guarda Silvia perché non avresti alcun motivo di, di... Sto zitta guarda. 
Torniamo all'abito. 
L'occasione è sbagliata, la prossima volta stattene a casa Silvia. 

(Durante la stesura del post, che è avvenuta a più riprese causa studio matto e disperatissimo, ho avuto l'occasione di vedere un pezzo di un'altra puntata del programma. Con ospite Nadège. 
La Nadège l'hanno messa a sedere vicino alla Ale, ovviamente. E ogni tanto guardava male la Toffanin mentre sparava le sue cazzate dava giudizi a caso sul "trucco legnoso", ma vavah.) 


Insomma dicevamo, ho visto anche un'altra puntata dove tutti erano un po' casual con qualche dettaglio luccicante, e lei era avvolta in un abito senza spalline di pizzo rosso. Lungo. Con lo strascico perché là davanti aveva un'avanzo di tessuto che sembrava uno scendiletto e continuava a pestucciarlo coi piedi. 
MA COSA. 
COSA TI HA FATTO PENSARE SILVIA DI POTERTI METTERE UN VESTITO DEL GENERE? 
MA TI FAI DI CRACK? 
E QUEI capelli. 

E te credo che la Nady ti abbia guardato male per tutto il tempo. Sei come le tipe che per un aperitivo si vestono come per la comunione della nipote con le calze color carne e il labello shiny. 
Ma che tristezza. 
Ma rilàssati n'attimo. 
Per non parlare dei giudizi. 
E del modo di porsi. 
Ma chi ti credi di essere? 
Giudica il carattere e non l'operato dei concorrenti delle squadre, ripete a papera le frasi degli altri e non ci mette del suo. 
Forse perché del suo non c'è niente (?). 
Prima commenta un trucco dicendo che le piace e "ci sta", e poi al momento del giudizio silura la squadra perché "il trucco non è assolutamente adatto".  

Datele un programma dove commenta i look delle amichette sue, della Blasi e della Clerici, che ne so. 
Però mi dispiace per quei poveri concorrenti, perché secondo me alcuni avevano davvero del potenziale (amici, avete sbagliato programma!).





E questa qua sotto è la meno peggio.







P.S. ho anche scoperto che la Silvia ha due stylist. DUE. 
Ma come,siete in due e non riuscite a combinarne mezza? Ma cosa siete. il duo Paloma-uno morto e l'altro in coma?


Ragazze-amiche-stylistdellaToffanin, io ve lo dico: LO STATE FACENDO NEL MODO SBAGLIATO. 


sabato 30 novembre 2013

Superquark #1: Sorelle Fontana

Venerdì sera. 
E sono a casa. 
Non chiedete perché. 




Di studiare non c'ho voglia ed è tutta la settimana che ho dei flash riguardo a dei post fighi da fare. 
Tipo. 
Tipo le basi ragazze, le basi! 
Io sto qua a parlarvi del pied de poule e della dignità di ognuna di noi, del diritto che abbiamo a essere carine/i anche col freddo glaciale artico avvolti in trendissimi duvet... e voi manco sapete cosa sia il duvet! 
O il pied de poule! 
Per dire. 

Mancano le basi, insomma. 
Ma le basi BASI.
Quando dico Schiaparelli, sento il vento dell'Est e il rumore del Nulla che avanza come nella Storia infinita. 
Ecco dunque che ho deciso di inaugurare la rubrica Superquark con le nozioni fondamentali da sapere, perché non si può vivere tutte di Louis Vuitton e (dio mio come sono caduta in basso) Mia bag. 

Inizio con un marchio che è un pilastro della moda ossia le Sorelle Fontana, vi avverto che se il nome non vi è neanche lontanamente familiare beh andate almeno a guardarvi in streaming la miniserie con la Mastronardi (sì, quella dei Cesaroni per capirci) fatta dalla Rai qualche anno fa. 
E se anche la Rai ci ha fatto una miniserie beh, sarà tanta roba no? 

Le Fontana (Micol, Zoe e Giovanna) erano tre sorelle della provincia di Parma unite dalla passione per il mestiere sartoriale. Negli anni Trenta Zoe, la maggiore delle tre decise di trasferirsi a Roma per poter ampliare le proprie prospettive lavorative e di realizzazione personale, portando con se dopo pochi mesi anche le sorelle minori. 
A Roma i primi tempi furono difficili e le tre dovettero naturalmente adattarsi a lavorare alle dipendenze di altre sartorie, ma nonostante ciò le ragazze riuscirono a ritagliarsi nel tempo libero dal lavoro dei momenti per delle commissioni extra, riuscendo piuttosto rapidamente a crearsi una clientela, un piccolo gruppo di signore e vicine di casa che si affidavano a loro per farsi confezionare qualche abito su misura. 
La bravura delle Fontana e la qualità dei capi, il taglio e la vestibilità perfetti le portarono subito a essere conosciute tra le signore della borghesia romana, fama che permise loro di aprire una propria maison a Roma nel 1943 in piena Seconda guerra mondiale.  
Le collezioni proposte, decisamente meno vezzose di quelle proposte dai francesi, erano però sobrie ed eleganti e cominciarono ben presto ad essere apprezzate anche dalle first ladies, dalle attrici e dalle principesse romane che indossavano abiti Fontana alle serate di gala, portando così ogni volta nuove clienti.
Dalla clientela borghese, il passo verso i nuovi ricchi ossia star e starlette del cinema italiano e americano fu dunque breve: i paparazzi e i primi cinegiornali fecero il resto, consacrando le tre sorelle nell'olimpo dell'alta moda. 
La consacrazione effettiva avvenne però nel 1949 quando le Fontana realizzarono l'abito da sposa per l'attrice Linda Christian che proprio quell'anno si sposò con Tyrone Power a Roma: le nozze furono un vero e proprio evento mediatico e il nome delle tre sorelle finì su tutte le riviste, consacrando per l'ennesima volta il marchio italiano e creando il mito degli abiti nuziali Fontana, un vero e proprio cavallo di battaglia per la maison che continuò a proporre anche collezioni dallo stile sobrio e originale, utilizzando tessuti stampati e combinandoli con figure particolari, abiti dai corpini aderenti e gonne a ruota. 
Con l'acquisita popolarità vi fu negli anni Cinquanta anche un trasferimento dell'atelier in piazza di Spagna, frequentata da celebrità come Ava Gardner e Audrey Hepburn, Jackie Kennedy e Grace Kelly e la conquista del pubblico americano, le commissioni dal cinema e i viaggi oltreoceano. 
La prima collezione prét-à-porter è però del 1951, le sorelle Fontana iniziarono poi a commercializzare anche borse, scarpe e abbigliamento da uomo, ritirandosi poi dalle scene nel 1972. 
Gli anni seguenti la maison fu venduta a un gruppo finanziario straniero, e nel 1994 fu istituita la Fondazione Fontana che raccoglie l'archivio storico delle loro creazioni e alcuni modelli. 
Ancor oggi, le Sorelle Fontana sono sinonimo di Made in Italy, di sobrietà ed eleganza e i loro modelli sono stati d'ispirazione per i successivi Valentino, Armani (e molti altri, aggiungereri io).







   



Audrey Hepburn abito Sorelle Fontana www.micolfontana.it






 



 







 





Tipo che la prossima volta che vado a comprare qualcosa, invece di guardare il colore e il prezzo, guardo come mi sta, le proporzioni, l'effetto ottico e tutte quelle cose lì. 
Tutti quei criteri che seguirebbe mia nonna, insomma. 
Tipo. 



Credits - enciclopediadelledonne.it 














domenica 24 novembre 2013

Pro-memoria a quell'arteriosclerotico di Babbo Natale


Ciao Babbo, non avrò mai nessuna di queste cose (modalità occhioni da piccola fiammiferaia che poveriina ON), quindi magari se tu potessi metterci una buona parola coi miei, beh it would be very very very nice of you! 
Tanti Quori, se lo fai, Santa.

Basta con questi post ce mi fanno solo sentire più poraccia... 
Meno male che c'è Polyvore così almeno mi sfogo! 


Hi Santa, it's almost Christmas


giovedì 21 novembre 2013

Coin oxfam e il mio amico Murphy

Odio non vivere più in città. 
E dover frequentare l'università da pendolare con tempi sempre tirati (a Trento, per giunta, che di città ha proprio poco dato che come dicono tutti, Trento è un paesone).
Giusto per confermare la teoria dell'altro post sulla legge di Murphy, io che volevo comprarmi una felpa trendy senza cappuccio (IO! che dai tempi delle superiori non ho mai indossato altro che felpe col cappuccio, le hoodies da dura proprio! Cioeh io senza cappuccio mi sentivo nuda) e ho tentennato per settimane su Asos fino a capitolare su Sheinside (per la cronaca, andate a darci un'occhiata che merita e ci sono un sacco di cose carine a prezzi stracciati!) ecco che appena ordino una felpa (non è ancora arrivata e per scaramanzia non ve la mostrerò, non ancora), che succede? Ovviamente esce la limited edition di Coin con Oxfam, un'iniziativa benefica in cui alcuni stilisti hanno creato una felpa che verrà viene venduta negli stores dal 14 novembre a soli 45 euro e il ricavato verrà devoluto ad Oxfam (un applauso per il tempismo ma qua, tra lo studio matto e disperatissimo non ho avuto il tempo di fare nulla).
Sapete che io adoooro queste collaborazioni, e adoro il fatto di poter unire l'utile al dilettevole acquistando queste limited edition con prezzi comunque dignitosi alla portata di tutti. 
Resta il fatto che io la mia felpa (UNA, per il momento, dato che il mio guardaroba è abbastanza statico per via di variazioni forme/colori, sia mai che tra 10 anni io mi riveda nelle foto e pensi che negli anni Dieci del 2000 fossi sotto sostanze psicotrope per aver accettato di indossare cose tipo felpe con unicorni strafatti o leggings con fantasie galaxy, quindi calma e gesso iniziamo con una felpa cheppoi magari vediamo se comprarne delle altre) l'ho già comprata su Sheinside e con sti tempi di crisi non so se mi va di spendere altri danari per una felpa, e oltre a ciò dobbiamo sempre tenere a mente che io abito ancora in una valle sperduta ai piedi delle Dolomiti. 
Mi sembra superfluo ricordare che qui Coin non c'è e che il Signor Coin ha pensato bene di non aprire un negozio neanche a Trento, quindi stacippa passaparola anche la felpa. 
Però per tutte voi che magari abitate in città e potete vederle e toccare con mano può essere una bella occasione per portarvi a casa una felpa di Etro o di Moschino. 
In attesa di trasferirmi un giorno a Milano o in una città più fornita di tutte queste interessanti carabattole, mi accontento di guardarle sullo schermo. 

Per inciso, io avrei preso quella di Etro o della Ferretti (sbav!).




Dall'alto a sinistra, in senso orario Etro, Missoni, Spadafora, Ferretti, Moschino.


giovedì 14 novembre 2013

Ma devo proprio dirvi tutto io

Non sono una grande estimatrice dei fake, in nessun caso. 
Preferisco acquistare direttamente qualcosa di lontanamente simile ma che comunque mi piace ed è di qualità, piuttosto che spendere dei soldi per delle copie scadenti (non è svilente?). 
Detto questo, comprendo anche tutte coloro che sbavano sulla it bag del momento e non potendo permettersi di acquistare quella vera, cedono alla versione cheap. 
E qui si apre un mondo. 
Primo. perché ci sono MILIARDI di varianti a volte davvero davvero davvero oscene. 
Secondo. perché molto spesso le copie delle it bags che vediamo nei grandi stores tipo H&M vengono ovviamente acquistate da un sacco di persone che ignorano bellamente che ciò che stanno comprando è magari una riproduzione (pessima, decente o molto buona) di un modello di un noto stilista. 
Ho visto copie dignitose della Falabella di Stella Mc Cartney adagiate su spalle di battone ragazze dal look discutibile. 
Per non parlare di una bellissima riproduzione di una Peekaboo di Fendi color carta da zucchero abbinata a casaccio su una sciattona. 
Non è giusto. 
Soffro quando vedo queste cose.  
Non capisco come certe persone analfabete in fatto di buon gusto riescano ad entrare in possesso di siffatte borse. 

Comprereste una Mia Bag, se sapeste che è di Corona quel Corona?
Beh io no. 
Non la compro lo stesso perché la borchia a forma di teschio mi disgusta un attimino, però se mi piacesse credo che ci rifletterei un po' prima di acquistarla.
Quindi donne, uomini, TUTTI, prima di comprare una borsa informatevi. 

Ma se siete alla ricerca di qualche prototipo di borsa, ecco qualche spunto che spero possa esservi utile (anche perché ammetto che la fortuna di molte delle it bags dura solo per un paio di stagioni, quindi non c'è nulla di male nel volersi togliere lo sfizio di possedere una riproduzione di un tale modello senza spendere una fortuna ehehe!) se non altro per capire un po' quali sono i brand che propongono cosette carine.



Cheap bitches


In attesa della borsa della vita. 


Questa. 

martedì 12 novembre 2013

La scoperta dell'acqua calda: Herno

dark funk



Se non altro per dire "quanti buoni motivi ci sarebbero per doversi comprare un cappotto di Herno". 
Che dio ti benedica, Herno.

E che dio ti benedica, direttore creativo di Herno. 

Sei un genio. 
Hai riunito cappotto e piumino insieme, combinandoli in un ibrido perfetto. 
Hai risolto l'eterno problema del cappotto bellino (che però non tiene caldo), annullando l'effetto Massimo Boldi in vacanze di Natale '84 tipico del piumino. 
Ecco il cappotto per tutti i giorni e/o per la serata invernale (e per dove sto io sarebbe una meraviglia viste le temperature artiche che si raggiungono). 
Peccato che costi UN BOTTO. 
Vista l'innovazione del modello (che in realtà avevo già adocchiato l'inverno scorso, se non erro) a me andrebbe bene pure l'Herno tarocco di Zara o Mango, che di questo passo arriverà per la FW2015, ahinoi. 
Che cosa aspetti Inditex? 
Produci sto cavolo di Herno cheap, no? 
Altro che Isabel Marant, vogliamo Herno per H&M!!

Intanto lasciatemi sognare.  


sabato 9 novembre 2013

Penny loafer. Ne avevamo DAVVERO bisogno?

Avrei potuto dare a questo post un titolo più gentile e meno fazioso di questo, come ad esempio Trend report o Trend alert: Penny loafers ma grazieaddio ho subito cambiato idea. 
Perché non mi va di essere ipocrita e solo perché una cosa viene proposta su riviste e osannata su altri blog vuol dire che è bella per forza. 
Diciamocelo. 
I penny loafers sono brutti. 
Ma brutti brutti.*




*Ok, questo è solo il mio parere personale.
Non potete però dirmi che sono oggettivamente belli.
Non quelli classici, almeno.
E non soprattutto, su un uomo.

Eppoi.
Penny loafers.
Si chiamano penny loafers perché quando andavano di moda si cominciò a diffondere l'uso di infilarvi una monetina, un penny appunto, nella fascetta davanti.

Ma perché?

Così se uno ha bisogno di spiccioli eccoli là pronti?
Ce lo vedete uno fermo al casello autostradale che si leva la scarpa per cercare di estrarre quegli ultimi 10 centesimi che gli servono per il biglietto, con tutti che gli suonano dietro e lui che suda e bestemmia cercando di tirare fuori la moneta, perché sennò tocca dargli il pezzo da 50 euro e hai voglia dopo alla macchinetta darmi il resto di un cinquantone?
Il tizio io ce lo vedrei anche, è la scarpa che è davvero agghiacciante.
Sarà pure un classico, ma lasciamola appunto a chi ha bisogno del classico o continua a pensare che siano di buon gusto, ossia: i vecchietti (mio nonno ne aveva diverse paia in vernice), i tedeschi, qualche esponente della mafia russa e Kanye West.


  
 
 
 


Dimenticavo Michael Jackson (paceall'animasua).
Devo ammettere però che sulle donne alcuni modelli non sono poi così brutti, ma sono comunque più dei mocassini che delle penny loafers, che mi sembrano comunque molto più grossolane e a mio modesto parere meno eleganti anche delle loro cugine slippers (le pantofoline, per intenderci) che a questo punto rivaluto completamente.

Briatore, fatti in là.

   


E comunque devo ammettere che il mocassino non mi dispiace, anzi sono un paio d'anni che lo studio rimuginando e cercando di capire se io sia effettivamente una tipa da mocassino. 
Ma quello leggerino, quello senza la suola grossa da Lurch della famiglia Addams. 
Quello scamosciato, non quello fatto di vernice che poi fa le pieghette orride. 
Insomma, il mocassino come dio comanda.
Perché il mocassino quello vero, quello bello, è di Tod's. 
Di Car Shoe.  
Di Geox.
Di Diego Della Valle, insomma.  





Non me ne vogliate se ho escluso quelli di Gucci che con quel morso dorato lì davanti non mi piacciono affatto, li lascio volentieri alla Charlotte Casiraghi.
Insomma dicevo,  io ne vorrei tanto un paio sul gener Tod's, non dico un Tod's vero perché dovrei vendere un rene per comprarlo - stiamo pur sempre parlando di un mocassino che non abbiamo ancora capito se il nostro io interiore sia o no da mocassino, perché i tipi da mocassino hanno molto charme, sono un po' snob ma anche stoici a resistere anche d'autunno con la scarpa senza calzino (eh sì perché il vero tipo da mocassino lo indossa solo così: rigorosamente senza calzino e io sono pienamente d'accordo), un po' cagacazzi insomma e io non sono una Audrey, una Jacqueline Kennedy e neanche una degli Elkann.  
Forse sono troppo plebea per indossare i mocassini, e con tutto quello che ho spulciato finora, posso dire di non aver ancora trovato un mocassino dignitoso sotto i 100 euro.
E se scelgo un mocassino brutto l'effetto è subito quello di mercatino delle pulci, o di Germania dell'Est. 
Anche no. 
Quindi la ricerca continua (fino a che, già lo so, arriverò a comprare le Tod's vere all'outlet, tra circa 5 o 6 anni... E per allora avrò l'età giusta per indossare il mocassino, e soprattutto per permettermelo spero. Sarò pronta). 
Fino a quel momento mi crogiolerò nelle mie ballerine, ma se avete qualche idea o proposta per dei mocassini o delle slippers carine, fate un fischio!









venerdì 1 novembre 2013

Zalando, piumini e la legge di Murphy

Se c'è qualcosa che ho capito in questi anni di scouting online di abiti, piumini, scarpe è che la legge di Murphy è assolutamente valida anche nel mondo degli acquisti  dei MIEI acquisti online.
La legge di Murphy è la legge secondo cui if anything can go wrong, it will.
Nel mio caso, it ALWAYS will.
Ormai è una filosofia di vita.
Non appena mi decido a comprare qualcosa dopo innumerevoli controlli incrociati di taglie/colori scendendo inevitabilmente a compromessi dato che magari quel preciso colore o la mia taglia non sono più disponibili, non appena clicco per ordinare state pur sicuri che il colore o la taglia del capo perfetto torneranno disponibili.
O peggio, è garantito che il numero della Nike Dual Fusion grigia e rosa tornerà disponibile su Zalando giusto il trentesimo giorno dalla consegna della Nike che ho dovuto ordinare azzurra proprio perché grigia non c'era più.
E già.
Perché oltre al dramma di avere dei piedi da gigante, devo anche sorbirmi lo strazio delle scarpe coi colori da uomo.
E credetemi che quelle da running, si vede se sono da uomo.

Comunque, ne avevo trovate un paio con dei vezzosissimi profili rosa ma appunto secondo la legge di Murphy erano disponibili in tutte le misure TRANNE la mia.
Acquistare quelle azzurre (da donna anche quelle, ci mancherebbe altro eh) è stata una decisione sofferta.
Molto sofferta.
Una volta arrivate a casa le ho messe rimesse provate e riprovate in casa con pantaloni di tutti i tipi perché non ero convinta, facendo attenzione a non sporcarle per poterle eventualmente restituire entro 30 giorni.
Quando alla fine le ho messe per uscire, ormai rassegnata all'idea che non avrei mai potuto avere quelle grigie e rosa, la sera stessa le Nike dei miei sogni e della mia taglia sono tornate disponibili su Zalando.
In promozione al 20% in meno.


Ma vaffancuore.




E quindi non posso fare il reso.
Vabbeh.
Questa è purtroppo una storia che si ripete molto spesso sempre.
Come quando ho cercato un piumino di Aspesi per mesi, amandolo da lontano e tentando di scovarlo online a prezzi dignitosi.
Quando finalmente mi sono decisa a comprarne un altro di un altro brand, ecco che esce la collezione di piumini di Dafne Maio con Alberto Aspesi per OVS a prezzi dignitosissimi.

, Verde militare, hi-res, Rosa cipria, hi-res, Nero, hi-res












Credo siano andati sold out nel giro di qualche giorno, tra l'altro.
Non sono bellissimi?
Ciao Dafne, ciao.

Non oso immaginare cosa accadrà quando mi deciderò a comprare il Montgomery che ho adocchiato alla Benetton.
Ma in quel caso ho deciso di fare alla vecchia maniera, ossia appostarmi il primo giorno di saldi davanti al negozio e al momento dell'apertura sgomitare come un rugbista.
O una vecchietta sull'autobus in città all'ora di punta.
Sia mai che secondo la legge di Murphy io cada per terra e mi rompa il femore.




mercoledì 30 ottobre 2013

Brenda walsh (not) wannabe: gli zaini

but I still prefer bags


Insomma io che a Verona ero tutta carina e andavo finalmente a lezione con le borse(tte) dopo anni di superiori con l'Eastpak, io che degli zaini mi ero proprio stufata e anche la versione più indie dello zaino in pelle mi faceva rabbrividire perché mi sembrava un rimasuglio anni '90 di Beverly Hills 90210 (quello vero, il primo con Brenda e Brandon Walsh e Donna e Dylan e Kelly cisiamocapiti), me ne arrivo bella tranquilla a Trento e scopro che qui tutti usano lo zaino. 
Tutti. 
E di pelle, e di tessuto, con stampe, tinta unita o fatto di stracci quel che vi pare. 
Lo zaino a quel che si dice qua, è IN

E io lo detesto. 
L'altro giorno ero lì che mi bevevo tranquilla il caffè seduta con la mia comare BFF e vedo passare queste due tipe uscite direttamente dalla Bayside school, con l'anfibio, la calza coprente, il maglione over con le maniche risvoltate, gli occhialetti tondi e lo zainetto di pelle. 

Wow che novità. 
Che ventata di freschezza. 



Il prossimo passo cosa sarà? 
Abbiamo già il tedio autunnale dei boyfriend jeans a vita alta, che come se non fosse abbastanza, riescono a ingrossare anche le più filiformi. 
Anche la camicia con fantasie improbabili ha fatto la sua ricomparsa. 
Mancano le acconciature col frisé e i tagli di capelli discutibili. 

Per il momento mi accontento dei maglioni over. 
Riguardo tutto il resto...
No.
Non me la sento. 






Bio cosmesi e altre cose che forse non interessano a nessuno

In questo post farò come un incantatore di serpenti. 
Anzi mi incanto da sola, giusto per trovare qualche altra scusa che mi giustifichi perché continuo a comprare roba su internet. 
Ma non solo vestiti o scarpe, o borse. 

Ultimamente faccio come le vecchie che guardano le televendite, sto ore su internet e compro saponi, rulli per dipingere. 
Tra un po' mi compro la scopa elettrica a vapore. 
O un piumone coprimaterasso
Sì piumone, un giorno ti avrò e sarai mio e soltanto mio, ci apparterremo l'un l'altra e nessuno ci separerà. 

Ma partiamo con ordine, sennò che incantatrice sono? 

Dunque, chi mi conosce sa che io ho un'anima green
Faccio sempre la differenziata separando con attenzione i materiali cercando di non farmi sfuggire nulla (anche in viaggio! Sembra una cavolata ma guardate che non è facile viaggiare/magari trovarsi a mangiare in treno e all'arrivo in stazione dover buttare bucce di mele/tovaglioli/sacchetto del panino o quelle cose lì... Quando lo faccio e mi rassegno all'idea di dover gettare tutto nell'indifferenziato mi piange il cuore, sarà che da noi in Trentino la differenziata si fa da molti anni o che sono solo una che si fa troppi problemi sempre e da sempre), sto attenta a non sprecare la carta e l'acqua, cerco di usare i mezzi il meno possibile anche se in questo periodo causa Università e ginocchio mi tocca usare l'auto (che per inciso, volevamo comprare ibrida ma alla Toyota ci hanno detto che per un'ibrida come la volevamo noi avremmo dovuto aspettare la bellezza di 180 giorni MINIMO). 
E credetemi che questo stile di vita ha comportato una serie di prese in giro non indifferenti da parte delle mie coinquiline negli anni scorsi. 


Comunque.
Ultimamente grazie alla mia amica Black Swan sto in fissa per i prodotti cosmetici eco-bio, leggo sempre  mi faccio sempre leggere e tradurre gli INCI (ossia la lista degli ingredienti di un prodotto) da Black Swan e ho finalmente imparato che i siliconi-dimeticoni-un par de co...oni sono per la mia pelle un categorico MAI PIU' CON.  
Forse sarà che solo a guardarli mi vengono dei punti neri grossi come limoni? 
Vi giuro che io invidio profondamente tutte quelle mie amiche che "nooo guarda io uso la Nivea soft da una vita, mai avuto problemi..." e hanno una pelle compatta e luminosa che io posso solo sognare, nonostante io stia lì a farmi il gommage settimanale, le maschere purificanti, usi latte detergente, tonico o acqua micellare SEMPRE e abbia provato innumerevoli creme più o meno costose. 
Devo ammettere però che da quando sto più attenta a ciò che mi metto in faccia, la mia pelle è notevolmente migliorata e ad essere sincera, anche le mie finanze (perché in giro ci sono un sacco di creme che costano una cifra e sono piene di schifezze o semplicemente di paraffina liquida. E che una cosa costi un botto non significa necessariamente che sia di qualità). 
Quindi ora leggo e mi informo prima di comprare qualcosa, anche se come già detto sono un bersaglio facile e quando passo davanti a Lush o da L'Occitane provo l'irrefrenabile desiderio di entrare e comprare ma sto facendo davvero lo brava e cerco di resistere (tipo alcolista anonima. Ciao, sono A*** e non uso roba dal profumo nauseabondo da un anno e mezzo). 

Quindi ecco, al momento uso un po' di tutto ma cose che comunque non contengono troppe schifezze.
Oddio, non fraintendete... Non è che io mi lavi il viso con la rugiada e come crema usi la clorofilla di foglie d'acacia distillata, non sono così Pro
Però sto attenta e anzi, ho scoperto diversi prodottini che non sono niente male, però vi avverto che se siete di quelle che No io la roba la compro solo in profumeria vi dico già che questa nun è robba pe' vvoi. 
Quello della cosmesi bio da pellegrina (aka persona con una visione oculata delle proprie finanze) è un mondo difficile, fatto di lunghe ricerche online su blog e forum dove troverete un universo parallelo ENORME e dove perderete le notti leggendo ogni commento. 
E perderete anche qualche pomeriggio per cercare di riprodurre gli intrugli che le bio-eco fregne vi propongono. 
E oltre a perdere tempo, se siete come me perderete anche la pazienza perché le ricette anzi LE COSE non vi vengono come a loro dei forum. 


Tipo l'henne ambrato.
Checcazzo.  

Comunque, tutto questo per dire che another world is possible senza spendere un occhio della testa per avere prodotti decenti anche per truccarsi (tipo i minerali della Nevecosmetics o della e.l.f.) o per - e qui uso terminologia da Pro - la detersione quotidiana. 

Tipo questo. 




Questo sapone di Dr. Bonner all-in-one, in teoria è sia per corpo che per il viso, a base di sapone di marsiglia biologico-ecologico tutto quanto 'nzomma, deterge senza aggredire ma pulisce. 
Pulisce a fondo. 
Sgrassa ma non aggredisce. 
Do you know what I mean?
La mattina ti alzi unticcia, e sei già piegata dalla sofferenza per esserti dovuta alzare e non c'hai voglia di stare lì col latte detergente e il tonico, i detergenti in gel ti fanno tirare la faccia che neanche fossi Ivana Trump all'ennesimo lifting e questo di prima mattina TI URTA, quindi ecco la soluzione. 
Ti lavi la faccia con questo, ne basta una gocciolina per fare una schiumettina che ha un buon profumino agli agrumi, tea tree o lavanda, menta boh vedete voi e vi sgrassa tutto, il profumo di pulito che sa di buono vi risolleva l'umore e la pelle subito dopo non tira.  
Quanto poco ci basta per essere felici? 

Ve lo dico io.

Sette euro o poco più. 
Su Asos, però (ho appena ricontrollato, il prezzo è aumentato un pochino ed è rimasto solo quello alla rosa). 
Da &Other Stories costa un po' di più e per le poracce come noi che non sono di Milano a questo costo si aggiungono le spese di spedizione. 
Stessa cosa su ebay. 
Ma figliole andate e ravanate in giro nell'intero mondo universo web e qualcosa signore mie, qualcosa troverete.
Compratelo amiche e non ve ne pentirete! 
Se non altro per le scritte assurde con raccomandazioni in inglese che riempiono l'intera bottiglietta e che potrete divertirvi a leggere nei momenti di noia chessò quando siete sul water e state dando prova di voi stesse contro la stitichezza. 
Per dire. 


Tutto questo teatrino inutile per dire che mi era finalmente arrivato il pacco di Asos e che sto sapone che sto usando da qualche settimana ormai, è davvero una bomba. 
Ve l'ho detto che sarei stata come un'incantatrice di serpenti, no?  






sabato 19 ottobre 2013

Quando i Novanta sono i nuovi Ottanta: Angela Lansbury wannabe

Sottotitolo, Tutto torna


Che titolo lungo, sto post. 
E' tutta la settimana che penso a come scrivere questo post, ma non ho mai avuto tempo. Anzi apro la parentesi del COSA HO IMPARATO QUESTA SETTIMANA. 
Questa settimana ho imparato che esistono delle appropriate varianti di colore per gli asciugamani da usare quando (spero non vi capiti mai, a meno che non sia per una cosa bella, tipo un parto che ne so) si va in ospedale. 
Il color melanzana NON è uno di questi. 
Il lilla, l'avorio, il cipria e tutte le tonalità di rosa e azzurro invece lo sono.
A quanto pare la savlietta deep purple fa contadina
Opinione materna, non mia. 

Ah e ho finalmente capito com'è fatto un menisco. 
Anzi uno dei menischi perché sono più di uno.
Il mio menisco. 
Che per la cronaca, è rotto. 
Evvai! 
Grazie Karma.  

A parte queste interessanti notizie da Settimana enigmistica, devo ammettere che nelle ultime settimane ho notato un pericoloso trend alert (wow, come sono trendy a dire Trend alert!!). 

Non starò qui a spiegarvi come mai io guardi la Signora in giallo, per gli amici la signora Fletcher, ma io la guardo.
La guardo da mille anni, anche se ho la capacità di dimenticare quasi istantaneamente trame/movente/colpevoli, probabilmente ho qualche problema con la memoria a breve termine quindi per me è come se ogni puntata fosse a brand new one
Ciò che invece non mi sfugge sono gli outfit che la Jessica mi sfoggia in ogni puntata. 
Fino all'anno scorso deridevo con la madre le giacche con le spalline, i girocollo e le longuette, i foulard e gli occhialoni in tartaruga. 
E adesso? 
Ora no cavolo.  

Bisogna fare una premessa. 
La signora Fletcher è andato in onda per una cosa come dodici anni, DODICI LUNGHI ANNI, dal 1984 al 1996, coprendo così un periodo lunghissimo e assolutamente determinante per la moda. 
Sono gli anni di ascesa delle grandi top che sono top anche ora, dello sfavillante mondo della moda che con la pubblicità diventa fenomeno di costume e prodotto di massa. 
C'è stato il boom economico e blablabla. 
Io non lo so, sono nata a fine anni Ottanta e tutto ciò che ricordo di moda sono le gonne pantalone e le Sebago che tra l'altro odiavo e ora scopro che le portano i fighetti, boh. 

Adesso voi riderete, ma guardate che la signora Fletcher è (era?) avanti! 
O forse boh, siamo noi che siamo indietro e questa è solo la dimostrazione che non sappiamo più cosa inventarci e in realtà ci vengono propinate sempre le stesse cose (cose che tra 10 anni ci faranno morire dalla vergogna sfogliando le foto di gruppo di cene  o serate varie, che guarderemo e commenteremo scusandoci con frasi come "no ma andavano un sacco di moda i crop top! Giuro!" tra le risate generali).  

Ma guardàtela! 
La camicina polka-dots, il blazer pesante giallo, la camicia col pull, il cappotto over o il trench con la pratica tracollina per poter correre da una scena del crimine all'altra! 
E queste sono le più banali che posso mostrarvi. 
Ieri la Jessica aveva indosso un maglioncino animalier, blazer nero con completo pantalone (erano pur sempre gli anni Novanta, non possiamo pretendere), girocollo in oro giallo bello pesante, tracolla in pelle. 
Preferisco ignorare le scarpe della Jess perché erano pur sempre roba da è bello camminare in una valle verde. 
Per dire. 
Come avrei voluto vestirmi io l'altro giorno. 

Comunque su internet ho trovato poche foto davvero dignitose dove si possano vedere bene gli outfit della Fletcher. 
Però devo ammettere che questa vecchietta è davvero deliziosa. 
Lei e i suoi capelli eternamente biondi. 
Lei che fa giardinaggio con la camicia bianca e il pull, col foulard. 
Lei che del pied-de-poule ha fatto uno stile di vita. 
Mai più senza orecchini a bottone.  









 


Chi era la costumista della serie? 
O forse è tutta farina del sacco della Angela (Lansbury)? 
Chi lo sa. 
Adottami Angela!

In ogni caso, badate bene che con l'aria che tira... altro che Ferragni, è la Fletcher la nuova it-girl
O It-granny, vabbeh è uguale. 
Con qualche accorgimento, la vecchina dà spunti davvero interessanti. 

Chiudo con un'altra piccola parte del Cosa ho imparato oggi scrivendo il post. 

Ho imparato che Oprah ha ANCHE una linea di abbigliamento (what the hell?!).





lunedì 14 ottobre 2013

Here we go again: Dr. Martens

Lo sapevo. 
LO. SAPEVO. 

I Dr. Martens tornano alla grande per questo prossimo (ma quale prossimo, ormai ci siamo già dentro fino al collo, eh già) autunno-inverno. 
E io che da teen ho avuto un'anima un po' rock con la neve che cadeva copiosa per tutto l'inverno non potevo certo mettermi i Moon Boot, che per inciso SONO LA MORTE. Cioeh, io ve lo dico. 
Noi qua in montagna, quelli che dalle città ci arrivano su coi Moon Boot osceni (anche quando non c'è neve, ma perché lo fate, PERCHE'?), beh insomma noi li prendiamo in giro. 
Pesantemente. 
Ho capito che siete qua in settimana bianca e lo scarponcino lo sfruttate poco, poi al ritorno in città.
Però. 
Dai EH.
Mettetevi un anfibio. Una scarpa da trailrunning, uno scarponcino sobrio della Decathlon, un ca**o di Timberland. Non mi interessa. 
Ma il Moon Boot no. 
Siamo nel 2013 porcamiseria
Oppure fatelo e verrete sfottuti a vita. 
Sì. 
Ma mi sembra un argomento succoso quindi credo lo terrò per un altro post sugli outfit da neve. 

Proseguiamo dunque. 
Insomma finalmente a 16 anni riesco a convincere la madreh a comprarmi i Dr. Martens. Neri, classici. Quelli originali ovviamente perché io già lì dovevo cagare un po' il ca**o.  
Insomma li prendo e pure un numero più grande così ci metto il supercalzettone di lana (forse anche doppio), e insomma col mio stile un po' grunge e i miei Dr. Martens ci passo tranquilla asciutta e al calduccio ben due inverni. 
Poi più nulla. 
Comincio l'università e vengo proiettata nel fantastico mondo urbano, non c'è più bisogno di scarpe col carroarmato per sfidare il ghiaccio, Urrà! 
Non ho più bisogno di uscire bardata come il Dottor Zivago per la neve, posso anche essere carina! 
E scopro le ballerine. 
E col grande freddo, scopro gli stivali di pelle, tipo da cavallerizza. 
Amore a prima vista. 
Ma per far ritorno tra i Monti, devo rassegnarmi all'anfibio. 
Che non metto perché mi sembra troppo grossolano, TROPPO. 
Sono una cittadina, ora. 
Poi arrivarono gli Ugg ma quella è un'altra storia. 

Ma io che sono comunque una persona saggia, e SO che prima o poi tutto torna (grazie mamma che invece di buttare le famose bomboniere, hai buttato via i tuoi Montgomery e  i cappotti nuovi o il giacchino tartan, grazie di cuore proprio) i miei Dr. Martens li ho conservati. 
E già l'anno scorso c'era un po' il presentimento che sarebbero tornati in auge, ma io ero troppo presa per la mania per le Clarks per accorgermene. 
E insomma eccoli qua, vedo che impazzano alla grande su blog e Instagram vari e tutti li indossavano già ad agosto anche se fuori facevano 36 gradi e il piede rinchiuso lì dentro col caldo secondo me cominciava ad assomigliare a una fetta di gorgonzola ma insomma il gorgonzola non è trendy come il sushi quindi lasciamo perdere (ma come fanno a metterseli col caldo?). 

Detto questo. 
Coi look e lo stile grunge che va molto quest'anno, lo scozzese, il nero eccetera eccetera ce lo vedo proprio bene, quindi perché non rispolverare sto benedetto anfibio, tirarlo fuori dall'armadio e sfruttarlo per quest'inverno? Perché non so con cosa metterlo. 
Perché mi sembra di avere un piede gigante e l'ultima volta che li ho messi mille miliardi di anni fa erano coperti dai pantaloni a zampa e per effetto ottico il piede sembrava più piccolino. 
Ma adesso, con sti skinny, o i chino. Che si fa? 
Mi sento esposta. 
Mi sento come una gigantessa.
Non sembrerò il pagliaccio Baraldi? 
Finora mi sono limitata a tirarli fuori dalla scatola, girarli e rigirarli e guardarmeli per bene e a rimetterli nella scatola. 
Mi manca l'ispirazione. 
Anche perché i miei sono il modello alto, non vorrei sembrare Sid Vicious col piede da clown. Ora vanno molto quelli bassi tipo stringata che sembrano decisamente "meno pesanti" in un look e anche più semplici da abbinare. 
Ma i miei? 





Escludo CATEGORICAMENTE l'anfibio con gamba nuda e gonna. 
Parlo per me, ovviamente. 
Con la calza bella coprente potrebbe anche starci, però l'effetto cotechino è sempre dietro l'angolo (parlo SEMPRE per me. Ma quando ricomincia zumba?). 
Non mi resta che metterlo coi pantaloni, coi colori più scuri che mi ispirano di più. Ma tipo i cargo? Gli skinny? 
Ecco qualche proposta (e vabbeh, loro son sempre delle gran faighe, io sembrerò certamente la sorella brutta di Courtney Love). 
Stay tuned!


  

da sin. fashionvibe.com - gabion12th.com - glambistro.com - Elisa Taviti on chicismo.it 

Quando supererò il trauma da macchina fotografica, magari riuscirò a postare qualche foto. 
SEH come no.

venerdì 11 ottobre 2013

Winter is coming/Polyvore

Thè caldo e copertina. 
Qua fa UN FREDDO CANE. 
E naturalmente cosa c'è di meglio di un bel parka tipo questo, per combattere il gelo in arrivo? 
Mi dispiace ma sfido CHIUNQUE a dire che un cappotto in panno è meglio di un giaccone in piumino come questo (e qua sui vari blogghe, ne ho sentite parecchie dire così. Col cappottino alla francese siete tanto bon ton e carine, ma - scusate il gergo da camionista - diventate anche dure dal freddo). 

Winter is coming