venerdì 20 settembre 2013

#VFNO Milano: the poraccia version

Sì mie care, ANCHE IO come milioni di persone martedì sono andata a Milano per sta benedetta Vogue Fashion's Night Out. Notare che io sono andata a Milano due volte in tutta la mia vita, ognuna per non più di sei ore giusto il tempo per fare il giro di qualche museo o della Pinacoteca dei Brera (per esempio) e che non ho mai visto da vicino il mondo scintillante della moda, se non attraverso le pagine delle riviste o lo schermo del pc.
Comunque quando la squinzia di una società che organizza eventi mi ha mandato l'invito per sta VFNO alla modica cifra del costo dell'autobus (ebbene sì, andiamo in corriera, siamo eco-friendly così risparmiamo sull'emissione di CO2, non dobbiamo zmaronarci alla rizerca di parchezzio-sì perché se organizzi eventi c'è sta specie di rotazione consonantica per cui le G e le C diventano Z...boh- ma soprattutto, siamo anche un po' gita di anziani al santuario di Pietralba), io ho detto , ci sto. 
Ne è conseguito il panico da outfit, perché non volevo assolutamente sfigurare in mezzo a tutti i fashion victim che avrei incontrato sull'autobus da pellegrini, e poi boh insomma Milano è Milano bisogna essere presentabili, inoltre volevo anche andare a vedere ste benedette blogger (quelle VERE) e nel caso in cui fossi finita nell'inquadratura di qualche macchina fotografica dei fidanzati delle suddette, anche in mezzo alla ressa avrei voluto essere quantomeno dignitosa. 
Quindi dopo pochi tentennamenti a mille paranoie meteorologiche soprattutto da parte della mia fida compagna di pellegrinaggio Black Swan (pioverà? farà freddo? farà caldo?) ho optato per un jeans skinny dal lavaggio scuro, una canotta ampia e bianca in una sottospecie di chiffon, giacchino strutturato nero, ballerina e bustina entrambe in pelle nera. Capello un po' come veniva. 
Volevo osare il biker ma temevo l'effetto sauna (siamo a settembre ed è fine estate, però sta arrivando l'autunno, quindi??) e in effetti una volta giunta lì mi sono accorta di essere finita alla Fiera del biker. Biker neri, biker marroni, biker in pelle, coi brillantini, con le borchie, con brillantini&borchie, alti, bassi. Coi jeans, coi leggings, con i vestitini, con gli shorts (anche no, mi fanno un po' Daisy Duke di Hazzard) insomma di tutti i tipi. E io con la mia ballerina superflat che in realtà verso mezzanotte avrei tanto voluto aver messo i biker. 
Compagni pellegrini di viaggio dell'autobus - creatività non pervenuta. 
E meno male che la quasi totalità di questi studia cool hunting, styling, visual merchandising e roba trendy insomma. Le tizie avevano degli abbinamenti improbabili di cose già viste, gonna ampia e lunga con le converse, vestitini micro e biker (appunto), una tizia tipo Beth Ditto con abito dorato da Ferrero Rocher (do you know Beth Ditto?) tamarri con capelli da guido stile Jersey Shore, solo due tizi erano effettivamente carini, lei con pantalone chino, camicia in chiffon avorio, giacchino in tweed con toppe e Church in vernice con calzino da nerd, lui con camicia bianca e pantaloni pigiama e stringate. 
Da notare che la tizia in autobus con noi, osannata per tutto il tempo dalle altre squinzie come stylist era vestita praticamente come me (e allora, la novità dove sta? Così siamo capaci tutti), a parte la gran faccia da cool (più da cool della mia) col rossetto rosso che di sicuro non era un rouge 999 di Dior (io non ho osato mettere il rossetto per non accentuare la mia suddetta faccia da cool). 
Insomma oltre a constatare che è tutta una questione di attitude (basta crederci), e che in realtà sta VFNO non era altro che una notte bianca (E CHE TE CREDEVI??) dove in mezzo alla ressa ti danno assaggini (quali assaggini? Ho visto gente girare con lo spumante in mini bottigliette faighe, il Martini e il Campari, ovviamente secondo la legge di Murphy quando arrivavo io il cameriere aveva appena finito il beveraggio e aveva il vassoio vuoto io ho beccato solo la birra da Gap, io non bevo birra ma vabbeh dopo 2 ore di pellegrinaggio va bene anche la birra), le più fortunate che non arrivano tardi con l'autobus riescono ad accaparrarsi una fast manicure da Dior, o della Essie ma NOI NO (mi dispiace sto chiudendo il corner proprio ora) perché siamo partite troppo tardi dato che la squinzia in gonnellona, converse e bustina con manici in seta nera coi brillocchi de plastegon da mercatino ERA IN RITARDO. 
Ho capito che la gente fondamentalmente ha questa venerazione per quelli famosi che sembra siano Re Mida e ogni cosa che toccano sembra diventi oro quindi è normale stare ore sotto un negozio in attesa che il rapper del momento lanci borsette e cappellini dal quarto piano. Che quelli che comprano realmente durante sta serata sono comunque pochissimi, per la gran parte stranieri (maledette giapponesi che mi avete dato una borsettata sul malleolo con una busta enorme del negozio di Balenciaga). E che il non poter comprare niente o perché costava un occhio o perché i negozi abbordabili erano strapieni di gente, beh mi ha fatto sentire solo più triste. 

Vabbeh. 

L'importante è accontentarsi. Almeno ho beccato qualche shopper omaggio, da vera pellegrina quale sono. 









Giusto per fare la phaiga qua a casa tra i monti. 

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