martedì 28 aprile 2015

Sentirsi responsabili

Da grande omonimia derivano grandi responsabilità. 

Soprattutto sul web. 
E fu così che dopo lo sconforto di scoprire che il nuovo titolo che avevo scelto per il blog era già stato preso da una gang di cinesi dai sorrisi smaglianti e lo sfondo kitsch, che non ho capito per quale motivo vanno a prendersi un dominio web in italiano, mi sono messa alla ricerca di nuove ispirazioni per il titolo. 
Una cosa concisa, carina, che parli di tutto e di niente. Come questo spazio, per l'appunto. 
Dove faccio un po' di tutto e un po' di niente. Dove viaggio poco e leggo molto, dove sperpero parole per parlare di borse e acque micellari e dove mi perdo in chiacchiere inutili su cose serie. Credo. 

Eccomi  dunque alla ricerca di un nuovo nome. Alla ricerca della mia identità. Il titolo ufficiale che avevo scelto in realtà è già un sito di una band di quarantenni che si esibiscono nella provincia di Cuneo, anche al primo maggio se volete, in un locale dove però dovrete farvi la tessera Arci. 
7 euro, per dire, eh! 
Il titolo alternativo è un sito dove fanno decoupage e cose di feltro. 

E quindi vado alla disperata ricerca di un'alternativa, partendo dal mio nome, e scopro che oltre a essere un motore di ricerca, sono un'azienda che produce sistemi di illuminazione a LED, un hotel di Firenze 3 stelle superior (rinnovate quel sito, per dio! è imbarazzante!) una sedicenne che ha vinto un talent, una casa editrice, una graphic illustrator (Ciao! Sei brava!), e sono anche un personaggio di un videogioco giapponese. 

Ma perché gli asiatici stanno in fissa col mio nome? 

Che ansia. 

Stay tuned, l'epopea non è che all'inizio!

 

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